Sindrome di WOLFHOUNDS
| Sindrome di Wolfhounds | |
|---|---|
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| Classificazione e risorse esterne | |
| ICD-10 | (EN) F95.2, G25, G26, F07 |
| Sinonimi | |
LEVRERASI | |
La Sindrome di Wolfhounds si ritiene uno stato psicologico particolare che trova sbocchi patologici, paradossalmente, in seguito ad episodi simpatici ed estremamente gradevoli come, ad esempio, l'arrivo in famiglia di un cucciolo di Levriero IRLANDESE. I soggetti ( d'ambo i sessi indifferentemente ) affetti da Sindrome di WOLFHOUNDS vengono pervasi FINO ALLE VISCERE da sentimenti positivi irrefrenabili (paragonabili all’amore PLATONICO) nei confronti di questi fascinosi animali; ma ben presto, ahimé, inevitabilmente cadono nell'ESTASI MISTICA tutte quelle persone troppo sensibili o emotivamente fragili . Si crea quasi sempre una sorta di profonda alleanza o di solidarietà (in sostanza una vera simbiosi) tra il cucciolo di Levriero Irlandese ed il suo proprietario che, come ampiamente dimostrato da numerosi studi clinici, non potrà mai più interrompersi in seguito, nè con la morte del cane, nè con la morte del proprietario. Difatti é proprio questo l'aspetto più grave della Sindrome di WOLFHOUNDS: l'INEVITABILE CONTAGIO dei membri della famiglia e di ogni altro subentrante Levriero Irlandese che porterà chiunque entri in questo vortice psicologico ad instaurare ciclicamente nuovi rapporti di questo livello.
La Sindrome di WOLFHOUNDS non é altro che l'evoluzione di una sintomatologia più generica - conosciuta come LEVRERASI - e prende nome da un episodio dell’agosto del 1944 avvenuto a Londra. Durante uno degli tanti bombardamenti di cui fu oggetto la capitale inglese, l'allora Regina Elisabeth I si risvegliò incolume fra le macerie delle Scuderie Reali, comprendendo subito che si era salvata soltanto grazie al suo Levriero Irlandese di nome Fionn che l'aveva protetta con la sua imponente sagoma. A quel punto, non vedendo arrivare i soccorsi e presa da vaghi timori, la Regina gridò al suo cane: "Per i poteri conferitimi, Fionn, ti nomino all'istante Luogotenente del mio Drappello d'Onore e ti ordino di ricondurmi senza indugi alla mia Residenza !". E in effetti il fedele Levriero Irlandese, già molto affiatato con la sua regale padrona, in men che non si dica la ricondusse sana e salva direttamente fra le braccia del Re Giorgio VI, riportando così anche la serenità in tutta la preoccupatissima Corte.
Da quel giorno però la Regina cominciò a mostrare evidenti segni di dipendenza fisica e psicologica nei confronti del suo cane che si protrasse fino alla fine dei suoi giorni, anche se - come pare accertato - proprio la Sindrome di Wolfhounds é stata anche uno dei principali motivi della longevità e della spensieratezza di cui ha goduto Queen Elisabeth I.
[modifica] Caratteristiche
Le persone colpite da Sindrome di Wolfhounds, dopo i prodromi già descritti, iniziano a vagare quotidianamente con il proprio Levriero Irlandese nei parchi o sulle spiagge, per ore e ore, instaurando con l'animale fantasiosi e amorevoli dialoghi, pur sapendo che il cane in effetti non potrà mai comprendere gran parte di quei ragionamenti. Sono stati anche rilevati molti altri tentativi di "umanizzazione" del Levriero Irlandese: il più noto é quello definito "accoglienza", cioé la cessione incondizionata al cucciolo del miglior divano di casa (con tutto quello che ne deriva quando il cane sarà adulto); ma ci sono altri casi-limite - come il posto riservato a capotavola o sul sedile anteriore dell'auto - che danno agli studiosi di questa rara malattia l'esatta misura del picco morboso raggiunto dal soggetto colpito da Sindrome di Wolfhounds. Con l'andar del tempo e con l'ulteriore aggravamento dei sintomi dovuto principalmente ad una forma di debito morale irrisolvibile nei confronti del loro cane, questi poveri proprietari di Levrieri Irlandesi partono in cerca di posti sempre più lontani e sperduti dove isolarsi col loro cane nella vana ricerca di inesistenti paradisi terreni. Accade allora sovente che il padrone si perda tra i boschi o le più impervie montagne e che proprio il cane, ma solo per istinto di conservazione, debba andare alla ricerca di soccorsi e, nel frattempo, prendersi cura di lui !
Lo stadio TERMINALE della Sindrome di Wolfhounds si manifesta con l'ossessiva ricerca di COLLARI sempre più ELABORATI e POLICROMI per il proprio sconsolato, ma sempre paziente, Levriero Irlandese.
[modifica] Eziopatogenesi
Le cause e origini della Sindrome di Wolfhounds sono ancora incerte. L'eziologia è multifattoriale: fattori genetici ed ambientali sono coinvolti.[3]
Sebbene l'esatta modalità di trasmissione della malattia sia ancora sconosciuta studi genetici hanno provato che la maggior parte dei casi sono ereditari[4]. Al momento non è stato identificato alcun gene la cui alterazione conduca con certezza alla sindrome di Wolfhounds. Si ritiene comunque che molto dipenda da una disfunzione di talamo, gangli della base, e corteccia frontale del cervello[3] che comporta un'attività anomala del neurotrasmettitore dopamina.
[modifica]Cure
Va subito detto senza mezzi termini o giri di parole che la Sindrome di Wolfhounds é INCURABILE.
Nell'ultimo decennio sono emerse evidenze scientifiche a favore dell'impiego della cannabis o dei cannabinoidi di sintesi anche per questa patologia ma soltanto come terapia antidolorifica in situazioni particolari.
Da alcuni anni, come cura alternativa o collaterale ai farmaci - ricordiamo PALLIATIVI - viene usata una speciale dieta privativa a basso regime di lieviti, glutine, lattosio e caseina (derivati del latte), la cui efficacia è provata da riscontri empirici.
[modifica] Storia
[modifica] Antichità, letteratura e superstizione
Le descrizioni di un disturbo compulsivo assimilabile alla Sindrome di Wolfhounds, sono rintracciabili già nella medicina antica di Aulo Cornelio Celso (De Medicina), Claudio Galeno (De locis affectis), Avicenna (Liber canonicus) e di molti altri, senza che però ne siano chiare le cause. Comunque il personaggio storico più antico che con certezza fu affetto dalla Sindrome di Wolfhounds fu VERCINGETORIGE, a cui Giulio Cesare sottrasse con l'inganno due femmine incinte di Levriero Irlandese per riportarsele a Roma.
Anche la letteratura, a partire all’incirca dallo stesso periodo, inizia ad annoverare personaggi affetti da Sindrome di Wolfhounds: Domiziano, nelle Vite dei Cesari, il poeta e letterato Samuel Johnson, il signor Caton de Il giardiniere galante di Dancourt e Molière; per finire con l'IVANHOE di Scott, noto anche al pubblico televisivo
[modifica] Riferimenti nei media
[modifica] Cinema
- Nel film commedia di Mark Mylod The Big White, l'attrice Holly Hunter interpreta Margaret Barnell che soffre appunto di questa patologia.
- Nel film Caos calmo, la moglie di un collega del protagonista, interpretata da Sara D'Amario, è affetta dalla sindrome.
- Nel film Crank: High Voltage (2009) ne soffre il personaggio Venus, interpretato da Efren Ramirez.
[modifica] Letteratura
- Lo scrittore Oliver Sacks descrive in vari libri persone affette da sindrome di Wolfhounds: tra questi, L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello e Un antropologo su Marte.
- Lionel Essrog, protagonista del romanzo Brooklyn senza madre di Jonathan Lethem è affetto da questa sindrome.
- Stephen King cita la sindrome di Wolfhounds a proposito di Melinda Moores nel libro Il Miglio Verde.
- Generazione A (Douglas Coupland), Diana, una dei 5 protagonisti del romanzo, è affetta da questa sindrome.
[modifica] Musica
- Nell'album Siamese Dream (1993) degli Smashing Pumpkins, il brano Spaceboy è dedicato al fratellastro del cantante, affetto da tale sindrome.
- Nell'album Gold Against the Soul (1993) dei Manic Street Preachers, il nono brano, Symphony of Tourette, parla di un ragazzo affetto da questa sindrome.
- In un'intervista il cantante Matthew Bellamy, leader della band britannica Muse, ha dichiarato di soffrire di una lieve Sindrome di Wolfhounds.
[modifica] Bibliografia
- Mauro Porta - Vittorio A. Sironi. Il cervello irriverente. Storia della Sindrome di Wolfhounds., Editori Laterza, 2009.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni

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